archilabmilano e RIBOT gallery presentano Stato di confronto, una mostra di Stefano Comensoli_Nicolò Colciago appositamente pensata per gli spazi di via Sacchi 4 a Milano.
Cornice del progetto espositivo è il cantiere di un appartamento in corso di ristrutturazione affidato allo studio archilabmilano. L’idea di utilizzare una simile ambientazione come spazio espositivo nasce dal desiderio di far dialogare due processi — quello architettonico e quello artistico — che condividono una radice comune ma si sviluppano secondo logiche differenti.
La mostra propone una riflessione attorno all’idea di cantiere inteso come campo fisico e metaforico, come luogo capace di ospitare simultaneamente immagini del tempo e della memoria, ma anche come dimensione che stimola nuove visioni sull’architettura. Il cantiere è simbolo della transitorietà di tutte le cose. È una dimensione fragile. Il cantiere scompare e non lascia traccia. In chiave romantica potrebbe rappresentare la rovina intesa come mappatura del futuro attraverso l’immagine del passato. La sua natura provvisoria assume un significato preciso proprio perché non ha ancora acquisito una forma definitiva: è un momento che non necessariamente deve farci interrogare sulla futura funzione dello spazio o sul destino che inevitabilmente lo porterà a diventare nuovamente una rovina o ancora un cantiere.
In seguito a numerose riflessioni sul tema, l’artista Robert Smithson afferma: “un edificio in costruzione non è esattamente un edificio in procinto di diventare una rovina, ma una rovina al contrario”. Questa teoria inverte la temporalità propria della concezione romantica e si concentra sull’incompiutezza come processo che caratterizza l’opera nella sua fase originaria. Non oppone distruzione e costruzione, ma si sofferma sull’istante in cui entrambe le componenti coesistono. In gergo tecnico, questo momento è definito “stato di confronto”.
A partire da questi presupposti, le opere di SC_NC presentate in mostra attivano un dialogo critico sia con il contesto, sia con i processi metaforici e temporali che lo attraversano, tramite lavori realizzati con il recupero di materiali provenienti da rovine contemporanee. L’indagine sull’origine è ben espressa nella serie Visioni di un oltre. Le opere sono porzioni di pavimenti in linoleum prelevati da edifici in stato di abbandono accuratamente trattati, intagliati e fissati su appositi supporti verticali. Il fronte dell’opera visibile al pubblico non è costituito da quella che era la parte calpestabile del pavimento ma dal suo rovescio, composto da residui di cemento e di colla al tempo utili all’applicazione del linoleum a terra. L’atto della posa avvenuto in fase di cantiere ci riporta idealmente all’origine di questi edifici e si riconnette all’azione di una gestualità anonima avvenuta in quell’istante. Lo stato di rovina dei luoghi è invece riletto nella serie Fiori fuori posto, esposta al secondo piano. In questi lavori l’intervento dell’incisione laser su fotografie scattate in scenari differenti e su elementi ritrovati disarticola la percezione, smonta l’ordine spaziale e temporale e sottrae la nuova rappresentazione dall’originario contesto di riferimento. Un contesto che trova la sua unica e completa forma di visibilità nel video Space in Mirror Is Closer Than It Appears (episode 03) in cui attraverso un’azione di cura all’interno di un luogo abbandonato gli artisti realizzano un’installazione soggetta ai mutamenti e alla sorte del luogo stesso.
Il lessico del cantiere, inteso come luogo del manifestarsi di infinite possibilità è richiamato anche nell’allestimento. Se da un lato la disposizione di alcune sculture in spazi raccolti richiama l’intimità di un ornamento domestico, dall’altro, il distacco di certe opere dalla parete suggerisce le molteplici traiettorie della costruzione e della distruzione sospese in un unico istante.
Stefano Comensoli_Nicolò Colciago (Milano, 1990; Garbagnate Milanese, 1988), lavorano e ricercano insieme dal 2014, sono co-fondatori del progetto Spazienne e docenti presso NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. La loro pratica ha una forte componente data dall’esplorazione del paesaggio di natura industriale o naturale, spesso abbandonato. Da esso recuperano i materiali che sono alla base dei loro lavori e dei progetti site specific che ne derivano. Attraverso sperimentazione, lavoro e confronto, esplorano possibilità e unicità. Tra le ultime mostre e progetti: Tropical Mind, Museo di Geografia dell’Università di Padova, Padova, 2025, a cura di Giada Peterle e Giovanni Donadelli; Fragmenta, RIBOT gallery, Milano, 2024, a cura di Gaspare Luigi Marcone e Maria Villa; Walking Mountains, Museo Nazionale della Montagna, Torino, 2024, a cura di Andrea Lerda; Far brillare la polvere, Cittadella degli Archivi, Milano, 2024, a cura di Rossella Farinotti per Progetto Ludovico; Visioni di un oltre (Haboob), The Open Box, Milano, 2023, a cura di Maria Villa; Mind Your Step, De Bouwput, Amsterdam, 2023; Round Trip–Fluidum, Fabbrica del Vapore, Milano, 2023 e Pavillon am Milchhof, Berlino, 2023; Lontano dal resto, Riss(e), Varese, 2022, a cura di Davide Dal Sasso; Space in Mirror Is Closer Than It Appears, Mucho Mas!, Torino, 2021; Zauber und Paranoia, Super Bien!, Berlino, 2021.