PATRIZIO DI MASSIMO
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus)
Per Patrizio di Massimo la pittura – urgenza e ossessione - costituisce lo strumento analitico per eccellenza grazie al quale analizzare ed esplorare tutti gli stati emotivi e psicologici dell’esistenza umana. Pittore autodidatta e profondo conoscitore dei grandi maestri del passato (da Otto Dix e Cristian Schad al Ritorno all’Ordine novecentesco, dal Rinascimento al Surrealismo), di Massimo fonde nella sua pratica iconografia classica e cultura visuale contemporanea, riesaminando passato e presente attraverso la propria sensibilità e il proprio sistema affettivo. La sua pittura si concentra su soggetti dalle sembianze di persone a lui care e spesso provenienti dal mondo dell’arte – come artisti, collezionisti o curatori -; questi gli permettono di identificarsi di volta in volta in ruoli e personaggi diversi, indagando la storia dell'arte e i temi contemporanei relativi all'identità, all’auto-determinazione, alla mascolinità.
La mostra Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus), prima personale negli spazi della galleria Giò Marconi, avviene in un momento specifico del percorso dell’artista ed è il risultato di un processo di lavoro durato un anno. Durante tale gestazione dilatata, di Massimo ha lavorato a più riprese ai lavori nel suo studio londinese, uno spazio capace di influenzare la pratica stessa e in cui praticare l’ascolto dei propri pensieri attraverso una compatta solitudine costellata da intuizioni introspettive.
Nel suo evolversi e trasformarsi, la sua pratica pittorica - metaforica, simbolista e apertamente lirica - ha mantenuto negli anni una coerenza di fondo che si esplicita qui ancora una volta attraverso una profonda consapevolezza emotiva, espressiva e concettuale che emerge dagli spazi esplorativi del ritratto e dell’autoritratto. L’urgenza dell’artista appare guidata dalle medesime istanze che ne hanno caratterizzato il percorso sin dagli esordi all’Accademia di Brera di Milano: l’ineluttabile necessità di interrogare se stesso e la propria identità, il mondo circostante e le relazioni che intessiamo. Costruendo una ricerca tanto artistica quanto spirituale, di Massimo ci offre un accesso alla propria vita mediata da un’essenza visionaria. In un processo che lo rende sempre più (ri)conoscibile all’osservatore e gli consente di sviluppare una messa a fuoco progressiva della propria immagine, l’artista si spoglia – per poi indossarle nuovamente a suo piacimento - delle convenzioni che guidano la vita di un corpo maschile all’interno della cornice del quadro.
Le articolate composizioni dell’artista non sono mai il frutto di una pittura dal vero. Di Massimo infatti organizza degli shooting fotografici nei quali coordina nel dettaglio gli amici coinvolti al fine di realizzare l’immagine desiderata. Spesso sono necessarie numerose prove prima che l’artista ottenga il risultato voluto, in un momento profondamente performativo che può durare perfino delle ore. La pratica di Patrizio di Massimo possiede dunque a pieno titolo una capacità profondamente performativa, implicita sia nella metodologia di realizzazione delle opere attraverso gli articolati passaggi che le caratterizzano, sia a priori, nei sentimenti e nelle urgenze che definiscono e guidano il suo lavoro alla scoperta di possibili vite, situazioni e incarnazioni. Prima di dipingere, l’artista modifica la foto digitalmente cambiando elementi, mescolando talvolta più foto diverse e alterando spesso le dimensioni dei volti, escamotage usato anche nella ritrattistica dell’antichità. Negli anni di Massimo ha messo a punto una tecnica a olio sempre più solida, preparando le tele attraverso un procedimento sviluppato con gesso non assorbente e utilizzando colori diversi, più caldi o più freddi in base all’overpainting applicato; un processo capace di conferire alle superfici pittoriche un effetto lussureggiante e utilizzato nel passato dai più celebri maestri della pittura classica.
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) condensa tutti i temi più urgenti della pratica di Patrizio di Massimo – l’identità, la domesticità quotidiana, la mascolinità, l’introspezione umana in generale – e si sviluppa secondo cinque capitoli articolati attraverso stanze diverse, un’impostazione espositiva sperimentata in precedenza in occasione della mostra “Antologia”, presso la Pinacoteca di Jesi nel 2023 e applicata anche all’ambito editoriale nel suo ultimo libro “Patrizio di Massimo. Antologia / Anthology (2013–2023)” pubblicato da Quodlibet.
La Stanza dei Litigi - cuore pulsante della mostra anche grazie ai numerosi riferimenti alla città di Milano - riprende uno dei temi ricorrenti più cari all’artista, quello della lite e dello scontro, che ha trovato ampio spazio nella sua ricerca espressiva fino al 2020. Tutte realizzate nel 2024 e caratterizzate da grandi dimensioni, le opere Concetto Spaziale (Alice e Elena); Natura Morta con Chitarra e Maschera (Michele e Monia); Aula Uno (Beatrice e Loredana) e Lacrime (Gaia) sono caratterizzate da una distorsione quasi grottesca delle emozioni. Tutto qui è pathos pulsante: l’artista si tuffa nella pittura e ci trascina da una tela all’altra mentre attraversa le emozioni della rabbia e della tristezza. I soggetti, che qui assurgono quasi ad attori, si stagliano su sfondi dettagliati che raccontano monumenti e architetture iconiche di Milano, luoghi importanti anche per la storia personale dell’artista: l’Aula 1 dell’Accademia di Brera dove si svolgevano le lezioni di Alberto Garutti scomparso nel 2023, figura determinante per la generazione di artisti italiani formatisi dagli anni ’90 al 2013; il salone della Triennale di Milano e Villa Necchi Campiglio, tappa di un progetto centrale per lo sviluppo della sua pratica realizzato nel 2011. Nello specifico, la sala si ricollega al periodo di formazione all’Accademia di Brera (2003-2007) e rappresenta, come spesso accade nella pratica dell’artista, alcuni amici stretti dell’epoca che oggi fanno parte del mondo dell’arte (tra questi gli artisti Michele Gabriele e Monia Ben Hamouda, Beatrice Marchi e Gaia Fugazza). I tableaux vivants di questa serie affrontano per di Massimo un tema spirituale forte, fondamentale per la gestazione delle emozioni negative, che per di Massimo vanno vissute con la medesima attenzione e intensità di quelle positive: non in forma apologetica dunque, ma in forma di accettazione.
Altro elemento centrale nella ricerca dell’artista è quello della mascolinità contemporanea, che di Massimo esplora a partire dalla necessità di ridefinire il significato e il ruolo del genere nel presente per comprendere la propria essenza. I cinque ritratti della Stanza degli Uomini si concentrano su tale tematica e appartengono invece al presente dell’artista, che sceglie di ritrarre i personaggi - ai quali conferisce una valenza politica - in pose tradizionali con l’intento di evidenziarne il carattere di profonda non convenzionalità. Se in The Orange Curtain (Gray and Asa) l’artista esplora la relazione di una coppia di uomini dopo il percorso di transizione di genere, in The Yellow Curtain (Andrea, Simone and Terra) di Massimo ritrae il celebre duo di designer Formafantasma, indagandone il caratteristico rapporto con la moda. La serie include una delle poche rappresentazioni del padre dell’artista nel toccante autoritratto Il Dottore è malato (Umberto e Patrizio) dove i due sono stretti in un abbraccio commovente, un gesto d’amore raro tra padre e figlio nella società patriarcale del presente. Il dipinto La Bellezza, salverà il mondo (Roberto Bolle) è dedicato al celebre ballerino italiano, anch’egli ritratto secondo una posa classica mentre indossa gli abiti di scena e fissa con determinazione oltre la tela da un palco del Teatro la Scala di Milano. Questo ritratto solitario crea uno spazio di tensione generativa nel dialogo con l’opera Nike (Federico, Clementina, Dorotea and Costanza). Quest’ultima da un lato introduce il tema della famiglia attraverso la rappresentazione dell’amico con le tre figlie – uniche figure femminili in una stanza popolata da uomini - e dall’altro costituisce il contrappeso iconografico e tematico dell’indagine su identità e mascolinità che l’artista affronta da tempo.
La vita personale e la dimensione domestica sono tematiche molto presenti nella pratica di Patrizio di Massimo, che dedica la Stanza della Famiglia all’esplorazione di temi quali paternità, genitorialità e cura, rappresentando se stesso in compagnia della moglie Nicoletta Lambertucci e della figlia Diana. La serie 28B Erlanger Road include diverse opere nelle quali la composizione si focalizza ora sulla presenza dei genitori con la figlia – insieme o alternati - ora sulla relazione tra l’artista e la moglie. La serie di dormienti, ritratti sempre a letto nei momenti di più intima vicinanza, rappresenta per l’artista una modalità esclusiva e analitica di elaborare la nuova vita paterna e gli assestamenti che questa comporta. È in questi dipinti che si fa lentamente largo il panneggio, i cui dettagli pittorici evidenziano ulteriormente le sfumature emotive presenti nelle tele e ne calibrano l’intensità. Poco alla volta letti e coperte, lenzuola e cuscini diventano coprotagonisti, occupando il primo piano della tela e spingendo i corpi a spostarsi, fino a costringere fuori dal perimetro del quadro la figura umana e diventare gli indiscussi soggetti del dipinto stesso.
È quanto succede nella Stanza dei Letti Vuoti. Questa serie, che raccoglie sei dipinti monocromi, rappresenta per di Massimo una prova di eliminazione della figura umana e costituisce una nuova tipologia pittorica basata sull’astrazione che lo porta a lavorare esclusivamente sul panneggio. Nata da alcuni lavori precedenti dedicati a tre amici dell’artista venuti a mancare nel 2023 (l’artista Silke Otto-Knap, il gallerista Marco Altavilla e il curatore Vincent Honoré), la ricerca si è evoluta nel tempo rappresentando una sfida volta a esplorare elementi diversi. Patrizio di Massimo sviluppa qui un percorso ispirato ai sette chakra in un processo di astrazione e decodificazione dei colori dell’arcobaleno. I letti, nei quali cuscini, coperte e lenzuola sono rappresentati in posizioni sempre diverse, possiedono un elemento epifanico che impregna la stanza di un’atmosfera meditativa, mentre la presenza di un terzo piccolo cuscino li rende nuovamente ritratti di famiglia. La punteggiatura della stanza è alterata esclusivamente da un piccolo autoritratto dell’artista rappresentato con una coccinella magenta sulla fronte (Amuleto (Coccinella Magenta)). Quest’opera, insieme ad altri due autoritratti di dimensioni notevolmente ridotte rispetto alle altre opere in mostra, accoglie e accompagna il pubblico a partire dal suo ingresso in galleria. Anche le altre due tele dedicate al tema dell’autoritratto sono caratterizzate dalla presenza delle coccinelle (una gialla e una rossa), rappresentate sull’orecchio e sulla guancia dell’artista. Realizzate dopo un anno particolarmente complesso per l’artista puntellato da momenti di gioia e di difficoltà, le tre opere svolgono qui la funzione di amuleti, rafforzati a loro volta dalla valenza simbolica della coccinella, comunemente considerata un segno di buon auspicio.
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) racconta un percorso di maturazione e sperimentazione artistico e personale, restituendo il processo analitico e quotidiano compiuto dall’artista nel guardare se stesso e il mondo attraverso la propria pratica pittorica. Per Patrizio di Massimo l’arte dunque è strumento di accettazione, di comprensione, non medicina ma pratica medicativa per rimanere presenti a se stessi nello scorrere della vita. Ogni quadro offre sistemi di letture per indagare le emozioni, insiemi di processi possibili solo quando si è vivi; queste sono dunque le prime preziose testimonianze dell’esistenza.
Chiara Nuzzi